Un nuovo strumento di analisi e valutazione proposto dalla Commissione Europea per misurare la resilienza negli Stati Membri: la resilience dashboard viene presentata nel maggio del 2021 e i risultati 2022 sono consultabili sul sito della commissione Europea.
La resilience dashboard mira a fornire una valutazione globale della resilienza degli Stati Membri, attraverso una serie di indicatori che coprono quattro dimensioni: economia e società, ambiente, digitale e geopolitica. Si parla dunque anche di digitale: come si pone questo nuovo strumento rispetto al Digital Economy and Society Index? Cerchiamo qui di analizzare i punti di contatto con il DESI, nonché i risultati 2022 europei ed italiani.
La dimensione digitale conta 30 indicatori ripartiti in quattro aree:
– Digitale per lo spazio personale
– Digitale per l’industria
– Digitale per lo spazio pubblico
– Sicurezza informatica
Di questi, quattro arrivano direttamente dal DESI: Imprese che forniscono formazione in materia di ICT al loro personale, preparazione al 5G, servizi digitali per le imprese e disponibilità di servizi online. Altri tre sono indicatori che si avvicinano a quelli del DESI: competenze digitali avanzate negli adulti e nei giovani, servizi cloud.
Si trovano poi riferimenti ad altri strumenti di monitoraggio, gli indicatori relativi al monitoraggio degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Per maggiori informazioni circa gli indicatori della dashboard sulla resilienza si rimanda alla sezione dedicata sul sito della commissione Europea.
Cosa dicono i risultati 2022? Occorre prima fornire qualche dettaglio metodologico. Ciascun indicatore è classificato come Capacità (16 indicatori) o Vulnerabilità (14 indicatori), a seconda che il fenomeno misurato sia giudicato come positivo o negativo per gli Stati Membri.
La valutazione avviene, per ciascun Paese e ciascun indicatore, in termini relativi rispetto a:
– Altri paesi per l’ultimo anno disponibile, i risultati sono suddivisi in cinque classi decrescenti da Maggiori capacità/Minori vulnerabilità a Minori capacità/Maggiori vulnerabilità.
– Performance negli ultimi cinque anni disponibili, andando a definire un eventuale miglioramento o peggioramento nel tempo.
I risultati degli indicatori della dimensione Digitale per i 27 Stati Membri sono quelli con le migliori performance, seguiti a breve distanza da quelli della dimensione Ambiente. Si nota infatti come tutti gli indicatori abbiamo un livello almeno medio di resilienza, con l’unica eccezione del bilancio delle importazioni/esportazioni di servizi ICT per cui si rileva un livello di vulnerabilità medio-alta.
Tanti sono gli indicatori che presentano, per i paesi dell’Unione Europea, un buon livello di resilienza e un trend in aumento rispetto al passato, si segnalano: la quota di lavoratori che può usare il telelavoro, l’utilizzo di corsi online e dei social networks, la presenza di servizi cloud, il valore del fatturato e-commerce, la sanità digitale e il punteggio del Global Cybersecurity Index.
I risultati dell’Italia rispetto all’indicatore di sintesi relativo alla dimensione Digitale sono invece meno incoraggianti. Guardando agli indicatori di Capacità Digitale, si nota infatti un livello medio-basso per il nostro paese, con un punteggio 0,36 contro una media europea di 0,64. Più in linea con la media europea invece il punteggio degli indicatori di Vulnerabilità Digitale (0,45 contro una media di 0,47) che raggiunge un livello di vulnerabilità media. L’Italia sarebbe dunque mediamente capace di far fronte alle vulnerabilità legate al digitale ma sarebbe poco capace di sfruttarne le potenzialità.
Un focus sui singoli indicatori aiuta a rilevare luci e ombre nel Digitale in Italia.
Tra le maggiori criticità si citano il bilancio delle importazioni/esportazioni di servizi ICT, la quota di imprese che cercano specialisti ICT, le persone che non hanno accesso ai servizi pubblici digitali e la consapevolezza degli individui in tema di sicurezza informatica. Tra gli indicatori che presentano un buon livello di resilienza e un trend in aumento rispetto al passato troviamo l’utilizzo di corsi online, la quota di giovani che fa formazione online, la presenza di servizi cloud e il punteggio del Global Cybersecurity Index.
I risultati completi sono disponibili sul sito della Commissione Europea.